Villafranca Padovana
Villafranca Padovana e l’Arzeron della Regina.
I toponimi più antichi fanno risalire le origine dei centri abitati al periodo romano, quando vennero disboscate ampie aree in fregi al fiume Brenta, allora denominato ramo Medoacus Major, che prima dell’alluvione del 589, attraversava il territorio.
Il riferimento documentato più antico su Villafranca Padovana è del 1190, con cui il Vescovo concede l’autonomia alla chiesa fino ad allora dipendente da Limena, dandole giurisdizione sulle cappelle di Taggì, Ronchi e Campodoro. La vasta campagna che si protende a cuneo verso la vicina Padova fu nel Medioevo particolarmente contesa con gli Scaligeri di Vicenza, rappresentando un luogo di passaggio lungo la via della Lana, che da Ponte Molino (Padova) conduceva sino a Marostica, e della transumanza, tragitto delle greggi verso gli altopiani, lungo l’asse del rio Ceresone verso Piazzola, Carmignano, il fiume Brenta e le colline, coincidenti con l’Arzeron della Regina, una strada che mantenendosi in prossimità della riva destra del Brenta, senz’altro arrivava sino a Camazzole, ma probabilmente anche più oltre, sino a Friola, per raggiungere poi la valle del Brenta, e per questo indicata anche come la via della Lana . Verso il 1300, i Carraresi di Padova concessero una ampia autonomia ed un mercato libero per raccogliere la benevolenza della popolazione, essendo una località di confine a ridosso di punti strategici, come ad esempio il taglio del canale Brentella del 1314, per sopperire alla mancanza di acqua indotta dai Vicentino con la deviazione del Bacchiglione – canale Bisatto. Di qui, probabilmente, il toponimo Villa Franca. Qualche anno fa, nel corso della realizzazione della pista ciclabile sulla Strada provinciale n. 12 di Torrerossa, da Ponterotto a Piazzola sul Brenta, inserita nel Piano provinciale 2002 come “itinerario secondario alternativo”, avviata nel 2013 e progettata e realizzata per stralci oltre che con il contributo provinciale, con l’accordo di programma con ETRA del luglio 2013, è stata fatta l’importante scoperta di un preesistente acquedotto romano, del quale era stata persa ogni memoria documentale, proprio in corrispondenza del rilevato dell’ Arzeron della Regina, nel tratto di via Cappellaro, che è poi stato puntualmente rilevato e repertoriato dalla Soprintendenza ai Beni archeologici del Veneto. E’ stato fatto lo scavo di un fossato di 250 metri per far riaffiorare ulteriori reperti. Sono emersi così basamenti di piloni posti ad una distanza regolare di 3 metri l’uno dall’altro, che probabilmente rappresentavano i basamenti in mattoni dei plinti di sostegno dell’acquedotto romano, che senz’altro raggiungeva Padova. Il punto di partenza poteva anche essere l’altopiano, oppure un punto dell’area delle risorgive dell’est vicentino, o anche un punto del Brenta alto-padovano, dato che la traccia termina a Grantorto. In seguito i reperti sono stati studiati, catalogati e protetti con uno strato di tessuto speciale, ed interrati per salvaguardarli, spostando anche la condotta della nuova fognatura sottostante la pista ciclabile. Questo ipotesi, che l’argine, più alto rispetto al piano di campagna, fosse inizialmente un acquedotto che conduceva dalle fonti a nord verso la città, e che sopra sia stato percorso dai commercianti e pastori, non è comunque mai stata adeguatamente approfondita, anche per le rielaborazioni in epoche successive, come visto con i basoli di trachite emersi negli anno ‘50. Resta il fatto inusuale di questo notevole rilevato, per il quale nel territorio di Vilalfranca Padovanaa sono stati impiegati almeno 100.000 metri cubi di terreno ed argilla, che quindi potrebbe avere anche svolto una funzione di argine di contenimento del divagare dei meandri del fiume Brenta, che erano giunti sino a qui (per l’approfondimento si veda: “Padova nord-ovest, archeologia e territorio” 1992, Editoriale Programma, pag. 30).
La Barchessa di Villa Thiene di Andrea Palladio.
Sul tracciato dell’Arzeron della Regina, andando verso Piazzola, subito dopo il centro del paese, si incontra sulla sinistra la Barchessa di Villa Thiene, parte di un edificio incompiuto progettato da Andrea Palladio nel 15.., che aveva fatto il disegno di una grande villa da edificare in località Cicogna per conto di Francesco Thiene e dei due figli Odoardo e Teodor, amici personali dell’architetto. Nei terreni acquistati nel 1539. La Barchessa ora esistente doveva essere la dipendenza di una villa veneta adibita alla villeggiatura, e centro direzionale della attività agricola, nella piena tipicità dell’epoca. L’inserimento della costruzione di Villafranca tra i beni storico – artistici della Provincia di Padova , è giustificata dal nome del progettista Andrea Palladio….. Il Palladio nei “Quattro Libri dell’Architettura”, registra che il Thiene diede inizio alla costruzione, ma morì quasi subito nel 1556. Come attesta una mappa, nel 1563 il cantiere era in piena attività , però i lavori si arresta. Nei progetti doveva essere connessa alla villa con un porticato ricurvo, in modo da circoscrivere con la barchessa a sud, parzialmente conclusa una grande corte interna alla casa padronale, della quuale furono realizzate solo le fondamenta. La barchessa ancora oggi esistente, alla quale nell’ottocento fu addossata una modesta abitazione, presenta cinque archi. Nell’alto cornicione e nei bugnati , si riconoscono la finezza, la nobiltà, la forza che contraddistinguono le opere di Andrea Palladio. I lavori si interruppero quattro anni dopo , quando Odoardo fu costretto a lasciare Vicenza per motivi religiosi La nobile villa avrebbe dovuto essere grandiosa, con loggia imponente su due piani e colonne corinzie, con quattro torricelle a caratterizzare gli angoli ed una ampia monumentale scalinate di accesso. Solo la barchessa a nord fu portata a termine40-1550. Si ringrazia il COMUNE DI VILLAFRANCA PADOVANA, da cui sono tratte le informazioni e le immagini quivi riprodotte ( → www.comune.villafranca.pd.it ) .